
«Lo so io, fui appeso al tronco, sferzato dal vento per nove intere notti, ferito di lancia e consegnato a Odino, io stesso a me stesso, su quell’albero che nessuno sa dove dalle radici s’innalzi. Con pane non mi saziarono né con corni mi dissetarono. Guardai in basso, feci salire le rune, chiamandole, e caddi di là»
L’alfabeto runico è chiamato Futhark, dalle prime sei lettere che lo costituiscono: Fehu, Uruz, Thurisaz, Ansuz, Raido, Kenaz, si compone di 24 simboli, chiamati Rune (dal norreno rùn: segreto, mistero).
Il mito narra che fu Odino stesso a donarle agli uomini dopo aver sacrificato se stesso per 9 giorni e 9 notti. Oltre ad essere lo scheletro strutturale della scrittura dei popoli norreni dal I secolo a.C, l’utilizzo di una singola runa nelle pratiche magiche dell’epoca era spesso sufficiente per manifestare l’intenzione del mago. Simboli carichi di magia e di forza le rune sono Strumenti per la trasmissione del sapere, custodi di segreti inaccessibili.
Realtà e mito s’intrecciano indissolubilmente nella storia delle rune, considerate dai popoli nordici l’origine della conoscenza e veicolo del potere magico. Le Rune vengono utilizzate per la magia ritualistica ma anche come strumento di divinazione per rispondere ai nostri quesiti. Interrogando le Rune, stiamo aprendo un dialogo con la parte più sacra e antica che dimora in noi stessi, la parte che conosce già ogni cosa ed è collegata al sapere del Cosmo.